“La informiamo sulla situazione di forte difficoltà che dal prossimo 2 luglio si potrà verificare nell’espletamento dei servizi sanitari sia di emergenza che di trasporto socio sanitario cosiddetto ordinario”. Inizia così la lettera che oggi le 881 pubbliche assistenze Anpas e 90mila volontari hanno inviato ai prefetti di tutta Italia in seguito alla disdetta, da parte di Società Autostrade per l’Italia, dell’accordo con ANPAS (stipulato dal 1999) per il rilascio di telepass esenti per i mezzi di soccorso mettendo così in grave difficoltà le organizzazioni di volontariato che, da 110 anni, sono quotidianamente impegnate nella presa in carico di ogni persona malata o infortunata. Inascoltata la manifestazione a Roma dello scorso 3 aprile quando a piazza Montecitorio, davanti a volontari provenienti da tutta Italia, Istituzioni e parlamentari avevano promesso che tutto si sarebbe risolto in nome del “buon senso”.
AIUTATECI A FAR SENTIRE LA NOSTRA VOCE NELLE SEDI ISTITUZIONALI con #soccorsosenzapedaggi Inascoltata anche la risoluzione approvata dalla IX Commissione Trasporti della Camera (n.8-00060 Tullo-Fossati) il 4/6/2014 che impegna il Governo a “definire e rendere individuabili i veicoli adibiti al soccorso; concedere telepass per l’esenzione del pedaggio autostradale in comodato d’uso gratuito senza aggravi burocratici ed organizzativi ai veicoli di soccorso delle associazioni di volontariato, modificando ed integrando le concessioni in essere su tutte le autostrade italiane, senza oneri per il bilancio dello Stato”. Inascoltate le numerose richieste di interlocuzione fatte al Ministero dei Trasporti che ha dimostrato scarsa attenzione verso Anpas e Misericordie, le due principali realtà del volontariato che si occupano di trasporto sanitario in Italia. «Per questo chiediamo di equiparare l’esenzione del pedaggio per i mezzi della Croce Rossa Italiana (che su questo tema ha dichiarato il suo pieno appoggio) anche ai veicoli delle associazioni di volontariato che, come Anpas, svolgono gli stessi servizi, vista anche la recente trasformazione della Croce Rossa, nella sua parte civile, in ente privato», prosegue Pregliasco. «Non possiamo fermare il soccorso ai caselli, soprattutto in quelli non presidiati da personale di Società autostrade e aspettare che vengano aperti con una persona che sta male a bordo».
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